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IndyCar – Ericsson dopo 23 anni fa sventolare la bandiera svedese a Indy

Vittoria Ganassi a Indy doveva essere e cosí è stato. La squadra è stata la più dominante sin dalle libere di questa 106ma edizione del Greatest Spectacle in Racing, ma ci si attendeva una vittoria del polesitter Scott Dixon oppure di Alex Palou che lo affiancava in prima fila, invece i due hanno sprecato una ghiottissima occasione.

il catalano per questione di decimi al secondo giro di pit è rimasto intruppato in una pitlane chiusa per il crash di Callum Ilott in curva 2, già peraltro battezzata in precedenza dall’altro protagonista della prima fila, Rinus VeeKay. Emergency pitstop e successivo drive-through hanno lasciato il campione in carica in fondo al gruppo.

Toccava quindi al sei volte campione tenere alta la fiamma, e per l’occasione stringeva una provvisoria quanto improbabile alleanza con Conor Daly, unico altro ad anticipare la sosta in quel frangente. L’enfant du pays però stentava a tenere il ritmo di Dixon, il quale manteneva la leadership sino al penultimo turno di soste.

Pato O’Ward, grazie ad un riuscito undercut, riusciva a transitare davanti a tutti, ma Dixon, che quest’oggi è diventato comunque il leader all-time dei giri condotti in testa della Indy 500, si riproponeva al comando. Purtroppo però all’ultima sosta un errore incredibile per eccesso di velocità in pitlane del vincitore 2008 comportava un’inevitabile penalità.

Toccava quindi alla terza forza del Team Ganassi, Marcus Ericsson, 97 Gran Premi di F1 all’attivo e due vittorie nell’IndyCar Series, lottare per la leadership, che raggiungeva a 12 tornate dalla fine, dopo aver avuto la meglio sul duo McLaren rinforzato anche dal connazionale Felix Rosenqvist, il tutto una volta svaniti anche i sogni di gloria di tutti coloro che hanno azzardato un late pitstop.

Ma non era ancora finita, perchè Jimmie Johnson a 4 giri dalla chequered flag chiudeva in malo modo la sua prima Indy 500, che ha avuto peraltro il piacere di condurre per un giro. La direzione gara chiamava una red flag che potenzialmente poteva rimettere in discussione il risultato finale, ma Ericsson riusciva a mantenere il comando su O’Ward, mentre immediatamente dietro Tony Kanaan metteva le mani su un altro piazzamento di prestigio alla sua 21ma (e forse ultima) 500 Miglia.

Ericsson succede idealmente a Kenny Brack, unico svedese finora a bere il latte in Victory Lane nel 1999, per la quinta Indy 500 del Team Ganassi. Dietro TK, Rosenqvist, Alexander Rossi, unico a salvare l’onore dell’Andretti Autosport, che ha visto le altre sua punte di diamante, Romain Grosjean e Colton Herta, terminare anzitempo l’impegno, il primo a muro, il secondo invece costretto al ritiro da una vettura assemblata dopo il crash di venerdí.

A seguire ancora Daly in P6, l’accoppiata del Meyer Shank Racing formata da Helio Castroneves e Simon Pagenaud ed infine lo sfortunato Palou e Santino Ferrucci a chiudere la top ten. Menzione d’onore per quest’ultimo, sempre a contatto dei primi con la vettura del Dreyer & Reinbold. Esce con le ossa rotte infine la pattuglia Penske, con Power rallentato da problemi di stabilità, McLaughlin spettacolarmente a muro e Newgarden 13mo, autore di una gara impalpabile. Migliore fra i rookies David Malukas, sedicesimo.

In classifica generale, grazie al punteggio doppio, Ericsson balza al comando con 226 punti contro i 213 di O’Ward e i 212 di Palou. L’IndyCar Series tornerà in pista già il prossimo weekend a Detroit-Belle Isle.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

L’ordine di arrivo della 106ma Indy 500

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