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IndyCar – Ericsson trionfa a St.Pete in una gara ad eliminazione

Marcus Ericsson capitalizza da errori e disgrazie altrui e si aggiudica il season opener IndyCar di St.Petersburg.

L’attesa era tanta per la prima del 2023, che come da tradizione si teneva nella cornice cittadina St.Petersburg, peraltro coincidente con la partenza del mondiale di F1. Ben 27 vetture al via, massimo storico per la gara della Florida, segnale del buon momento della serie.

Start

Invece, sono bastate quattro curve ed il parco vetture si è sostanzialmente ridotto, con un crash multiplo innescato dal contatto tra Scott Dixon e Felix Rosenqvist che ha tolto di gara diversi protagonisti: Simon Pagenaud, Helio Castroneves, Devlin DeFrancesco, Santino Ferrucci e Benjamin Pedersen. Il rookie danese peraltro faceva volare DeFrancesco praticamente senza frenare. Sing Ray Robb, pure coinvolto, rientrerà con un giro di ritardo, mentre Rosenqvist sarà protagonista di un test in gara, 40 tornate più tardi.

Segue mezz’ora abbondante di red flag dietro sfaety car, ma al restart David Malukas rischia la seconda carambola consecutiva toccando Marcus Armstrong. I due proseguiranno ed al chicagoano verrà comminato un drive-through.

Grosjean, partito dalla pole, può godere delle ”alternate”, così come gli altri componenti della top six: Colton Herta, Pato O’Ward, Marcus Ericsson, Alex Palou e Kyle Kirkwood

Le “verdi” del vincitore 2021 cedono di colpo ad un quarto di gara ed Herta deve cedere all’intero lotto dei primi, iniziando la danza dei pit che contano, mentre il compagno di squadra aumentava il proprio vantaggio su O’Ward.

Dopo il primo giro di cambi peró era Scott McLaughlin, partito con le primary, a transitare in P1. La  situazione poteva ripristinarsi qualche giro dopo, quando tutti coloro che hanno scelto di partire con le gomme più performanti, eccetto Josef Newgarden e le due vetture dell’Ed Carpenter Racing, che avevano già provveduto, approfittando della prima Full Course Yellow, si presentavano ai box per la prima sosta, ma il kiwi riusciva a mantenere la leadership su Grosjean.

Segue una fase frammentaria della gara, dove le Full Course Yellow innescate da Conor Daly fermo in T9, ma soprattutto del contatto tra Rinus Veekay, Kyle Kirkwood e Jack Harvey, con la DW12-Honda #27 che vola sul pilota britannico, che ne esce vistosamente shakerato. La vettura di Kirkwood peraltro riprenderà miracolosamente la gara. Ma non era finita perchè al successivo restart era Herta a finire nelle solite gomme, dopo una toccata con Power.

La svolta della gara sembrava svolgersi a tre quarti di gara, alla seconda sosta, con Grosjean che usciva ancora una volta davanti a O’Ward, cui non riusciva il secondo undercut di fila, in attesa della sosta del leader, che avveniva alla tornata successiva.

McLaughlin a gomme fredde e col vantaggio risicato dal “tappo” dell’incolpevole Agustin Canapino, teneva duro alla solita turn4 mentre Grosjean cercava un improbabile sorpasso all’esterno: risultato, entrambe le vetture nelle gomme, anche se sarà il kiwi ad essere ritenuto responsabile del contatto.

#5: Pato O'Ward, Arrow McLaren Chevrolet

Tutto finito? Assolutamente no perchè O’Ward, dopo aver condotto per le successive 24 tornate, rimaneva vittima di un problema di elettronica (definito “random” dal pilota) e lasciava sfilare Marcus Ericsson, che si involava, ancora una volta fortunosamente, verso la sua quarta vittoria nella serie davanti al messicano. Si tratta della seconda vittoria del Team Ganassi a St.Petersburg, la precedente nel 2011, quando si affermó Dario Franchitti.

Completano la top five Scott Dixon, Alexander Rossi ed un sempre più concreto Callum Ilott. Disfatta completa per l’Andretti Autosport, con il solo Kirkwood al traguardo, 15mo a tre giri, mentre il Team Penske, abitualmente di casa nella baia di Tampa, che perde anche Newgarden nel finale per una perdita d’olio sugli scarichi, puó consolarsi col solo Will Power settimo dietro un redivivo Graham Rahal. Incidente di Harvey a parte, gara positiva anche per l’altro alfiere dell’RLL, Christian Lundgaard, nono.

Tra i rookies, la promessa Marcus Armstrong riesce a terminare appena fuori dalla top ten, davanti a “El Titàn” Canapino, il quale non si è assolutamente intimorito nella sua prima uscita sulle monoposto più veloci del pianeta, a fianco di tanti piloti ben piú esperti dell’argentino.

Infine, due parole sulla telecronaca. Normalmente cerchiamo di non essere polemici su queste pagine, specie con presunti colleghi, ma stavolta SkySport ha dimostrato l’ennesima pochezza non solo privando gli abbonati di libere e qualifiche, sventagliate al pubblico lo scorso anno dopo l’accordo con Peacock, ma anche del podio e dei festeggiamenti: possibile che non vi fosse modo di trovarvi spazio nell’immenso palinsesto sportivo, magari tra una replica e l’altra di libere, qualifiche e gara della F1? Imbarazzante. Sempre sia benedetta IndyCar Live!

(edit) Ci dicono che anche la diretta USA della gara sia stata “segata” per motivi di tempo. Non so se la regia internazionale abbia invece proseguito, ma il mio commento non muta per quanto concerne la pochezza nella copertura dell’evento da parte di SkySport, limitato solo alla gara.

L’appuntamento con l’IndyCar Series è fra un mese, il 2 aprile, per la prima su ovale del 2023 presso il Texas Motor Speedway.

Piero Lonardo

Foto: Firestone Racing, IndyCar Series, Arrow McLaren

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