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IndyCar – Herta torna in pole a Laguna Seca

Tra i due litiganti spesso gode qualcun altro, e cosí è successo nelle qualifiche di Laguna Seca, penultimo appuntamento dell’IndyCar Series 2021. Colton Herta ha conquistato la sua settima pole position nella serie scalzando Will Power nel giro finale della Firestone Fast Six col tempo di 1.10.7994.

Herta, che aveva dominato le qualifiche – ma anche la gara –  anche in occasione del ritorno del tracciato in calendario, nel 2019, ha segnato la migliore prestazione anche nei due segmenti precedenti, stabilendo nella Top Twelve anche il miglior giro del weekend.

Il miglior giro di Power verrà poi invalidato dalla direzione gara per non avere rispettato le bandiere gialle e quindi sarà Alexander Rossi a partire a fianco di Herta. Penalità anche per Pato O’Ward, che perde la quinta piazza per un testacoda in favore di uno spettacolare Oliver Askew, e partirà quindi dietro il capolista Alex Palou, in quarta piazzola.

Missione invece incompiuta per gli altri due contender, in primis Josef Newgarden, protagonista ancora una volta di una qualifica disastrosa che lo lascia in P18, mentre Scott Dixon guarderà da vicino O’Ward dalla quarta fila al fianco del compagni di squadra Marcus Ericsson.

I due alfieri del dale Coyne Racing, Romain Grosjean e Ed Jones, mancano invece entrambi il secondo turno per un soffio e divideranno la settima fila. A chiudere lo schieramento i soliti Jimmie Johnson, Dalton Kellett e Callum Ilott, il cui ambientamento nella serie sta procedendo a tappe forzate.

Domani la gara, della durata di 95 giri, sarà preceduta da una mezz’ora di warm-up al mattino, e partirà alle 3.00 PM ET, pari alle 21 italiane. Diretta streaming a pagamento come sempre su DAZN.

Piero Lonardo

I risultati delle Libere 2

I risultati delle Qualifiche

Foto: IndyCar

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IndyCar – Newgarden di un soffio su Herta nelle Libere 1 di Laguna Seca

Josef Newgarden non sembra volere recedere facilmente dai propositi di titolo e si piazza al comando delle prime libere di Laguna Seca, penultimo round dell’IndyCar Series 2021.

Il due volte campione del Team Penske ha preceduto Colton Herta, unico vincitore qui dal ritorno nel 2019, di appena 80 millesimi col tempo di 1.11.7125. Herta è stato uno dei piloti coinvolti nelle diverse uscite di strada, tutte senza particolari conseguenze per vetture e piloti.

Seconda fila virtuale per il leader, Alex Palou, già a proprio agio sul tracciato californiano al debutto in gara, e per Ed Jones, che in queste ultime prove col Dale Coyne Racing si sta dimostrando piú consistente del blasonato compagno Romain Grosjean, che ha già un piede nell’Andretti Autosport, comunque P9.

L’ex-F1 è stato peraltro protagonista di un curioso incidente: durante un filiming pubblicitario ha infatti schiantato la sua Honda Civic Type-R contro l’uscita della pitlane.

Tornando alla sessione, tra le sorprese da annoverare anche Oliver Askew, sesto tempo con la terza vettura dell’RLL, mentre il major contender Pato O’Ward ha terminato con una modesta 14ma prestazione.

Il programma del sabato prevede la seconda sessione di prove libere alle 1.45 PM ET e le qualifiche, a partire dalle 5.00 PM ET, pari alle 23 italiane, che saranno trasmesse come di consueto a pagamento su DAZN.

Piero Lonardo

I risultati delle Libere 1

Foto: IndyCar

Ckswk

IndyCar – Prosegue a Laguna Seca il testa a testa fra Palou e O’Ward

Dopo la vittoria nel Grand Prix of Portland, è ora Alex Palou a vantare un primo matchball nei confronti dei suoi inseguitori, primo fra tutti Pato O’Ward, ora distanziato di 25 lunghezze.

Il giovane catalano del Team Ganassi è riuscito a trarre il massimo profitto dal primo round del trittico finale ad ovest dell’IndyCar Series, ribadendo peraltro anche la propria leadership in seno al team, anche nei confronti del sei volte campione Scott Dixon, che ora deve necessariamente sperare in un passo falso di entrambi i contender, stante il -49 in classifica generale.

Anche Josef Newgarden, separato invece da 34 lunghezze, non puó più contare solo sull’efficienza sua e del team Penske. Quest’ultima, va detto, negli ultimi tempi ha lasciato assai a desiderare, culminando con lo scontro fratricida della scorsa domenica – non il primo peraltro – tra l’ormai ex Simon Pagenaud, e Will Power, per posizioni di rincalzo importanti però per togliere punti al messicanino.

Laguna Seca è peró un’incognita per tutti. Il circuito californiano è rientrato in calendario nel 2019 dopo una pausa di ben 15 anni, e come ricorderete lo scorso anno è stato cancellato causa COVID.

Entrambi i major contender non hanno quindi avuto modo di corrervi fino ad oggi, mentre per apparizioni precedenti al 2019, allorquando Colton Herta si aggiudicò la sua seconda gara IndyCar, dobbiamo andare a scavare fino all’edizione del 2003 per vedervi un giovane Sebastien Bourdais ed addirittura al 1998 per il debutto di Helio Castroneves, vittorioso qui nel 2000 sotto l’egida della CART.

Questa sarà anche la penultima gara di Ryan Hunter-Reay col Team Andretti. La news ufficiale della separazione in settimana.

Il programma del weekend californiano prevede una prima sessione di prove libere alle 5.30 PM ET di venerdí 17 settembre, mentre le qualifiche si svolgeranno nella tarda serata di sabato 18, alle 5.00 PM ET, pari alle 23 italiane. La gara, della durata di 95 giri, domenica 19 settembre, a partire dalle 3.00 PM ET, pari alle 21 italiane. Qualifiche e gara si potranno godere come sempre a pagamento su DAZN.

Piero Lonardo

L’entry list di Laguna Seca

Foto: IndyCar

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IndyCar – Palou, vittoria a Portland per tornare al comando

Alex Palou torna alla vittoria nel Grand Prix of Portland dopo un paio di gare sfortunate e riprende il comando dell’Indycar Series 2021.

Partito dalla pole position conquistata ieri (la prima reale in quanto al Texas Speedway la griglia venne determinata dalle posizioni in classifica), il driver catalano, ben coadiuvato dal Team Ganassi, ha saputo gestire al meglio una gara resa complicata ancora una volta, come già in alcune edizioni passate, ma anche nelle serie minori, dallo start.

In curva 1 infatti Scott Dixon, che partiva dalla terza piazzola, passava all’interno Alexander Rossi insidiando Palou, ma il pericolo veniva dall’esterno con Felix Rosenqvist che toccava leggermente l’ex compagno di squadra.

Rosenqvist tirava dritto, mentre le due vetture del Team Ganassi, cosí come Colton Herta, tagliavano la chicane. Piú dietro, Oliver Askew si girava mentre Romain Grosjean toccava James Hinchcliffe. Nella melèe rimanevano coinvolti anche Helio Castroneves e Will Power.

Inevitabile una prima, forse più lunga del dovuto, Full Course Yellow, per permettere non solo il recupero delle vetture danneggiate, ma anche, proprio come ieri in Indy Lights, di definire delle posizioni diversa rispetto alla pista. A Palou, Dixon, Rosenqvist ed Herta infatti la direzione gara chiedeva di portarsi in fondo allo schieramento, lasciando Pato O’Ward al comando davanti a Graham Rahal, Ed Jones, Alexander Rossi e Marcus Ericsson.

I box dei quattro piloti penalizzati decidevano quindi di cambiare strategia e di andare subito al primo pit, imitati da Rossi, ed al restart, al lap 12 di 110, Dixon si portava anche davanti a Palou, che per l’occasione sfoggiava una livrea simile a quella del caposquadra.

Al lap 41, terminato per tutti il primo giro di pit, Dixon si ritrovava momentaneamente al comando su Palou e Rossi, ma il vero leader risultava essere Graham Rahal, qui in livrea completamente rossa in omaggio a papà Bobby, che dopo la prima sosta era riuscito ad uscire davanti ad O’Ward, ancora una volta in difficoltà con le primary.

Un altro gruppetto di piloti, compreso il messicano, tentava l’azzardo di anticipare la seconda sosta approfittando di una nuova interruzione provocata dallo stop contemporaneo delle vetture di Callum Ilott, deb col Juncos Hollinger, e Dalton Kellett, ma l’operazione non dava l’effetto sperato, lasciando O’Ward nelle retrovie a lottare ancora con un altro treno di Firestone black usate.

Inspiegabilmente, anche il box del Rahal Letterman Lanigan procedeva poco dopo con la stessa operazione per la terza e definitiva sosta di Graham Rahal, che veniva a trovarsi dietro Jack Harvey, a Rossi e poi, man mano che gli altri piloti transitavano dal box, alla fine si trovava addirittura in P10.

Al box Ganassi richiamavano per l’ultimo cambio Palou prima Dixon; il campione in carica usciva dietro Palou e non riusciva a contenere Rossi, finalmente tornato in modalità 2018, che si installava in seconda posizione e cercava di riprendere il catalano a furia di giri veloci e qualche brivido di troppo.

L’ultima sosta al lap 84 era ininfluente per O’Ward, che usciva in P14, per intenderci dietro un Power che ad inizio gara ha dovuto effettuare quattro soste extra per sistemare la sua DW12 danneggiata al via. Inifnluente la terza neutralizzazione della gara per un problema alla vettura di Oliver Askew.

L’inseguimento a Palou da parte di Rossi non andava a compimento e cosí il catalano può festeggiare la sua terza vittoria nella serie che vale anche il ritorno al comando con ben 25 punti di vantaggio su O’Ward e 34 su Newgarden.

Il due volte campione zitto zitto è risalito dalla 18ma piazzola fino al quinto posto dietro Dixon, che lo segue invece in classifica a -49, e a Jack Harvey, pure lui autore di una rimonta splendida dalla 20ma posizione.

Il trittico ad Ovest della serie proseguirà già il prossimo weekend in quel di Laguna Seca per poi terminare a Long Beach.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Palou, prima pole a Portland nel disastro Penske

Alex Palou fa un altro passettino verso il titolo dell’IndyCar Series conquistando la prima pole position in carriera al Portland International Raceway.

Il catalano, scalzato dal comando in classifica generale nell’ultimo round di Indianapolis dopo un paio di gare sfortunate ha primeggiato nella Firestone Fast Six sul cortissimo circuito della West Coast con 58.7701, lasciandosi alle spalle Alexander Rossi (mai una gioia in questa stagione per il vincitore della Indy 500 del 2016) ed il compagno di squadra Scott Dixon.

A seguire fra i primi sei Felix Rosenqvist, miglior tempo del weekend nella Top Twelve, Graham Rahal – che ha buttato fuori all’ultimo istante il leader Pato O’Ward dai primi sei – e Colton Herta.

Palou aveva iniziato la giornata con alti e bassi, con una clamorosa uscita di strada nelle libere 1, dove ha comunque segnato la migliore prestazione, che lo ha visto sfiorare miracolosamente le protezioni dopo una lunga escursione.

Peggio ancora è andata a Ryan Hunter-Reay, rallentato prima da problemi elettrici e poi di motore, al punto di saltare le qualifiche, mentre Romain Grosjean è stato giudicato reo di avere rallentato Scott McLaughlin ed è stato retrocesso alla P11 del primo gruppo dopo aver fallito per un soffio in pista il passaggio fra i primi dodici.

Nessuna vettura del Team Penske fra i primi dodici, con Josef Newgarden solo P9 nel secondo gruppo del Q1 e Simon Pagenaud, dato per sicuro partente dalla squadra del Captain, addirittura in penultima fila.

Non un gran 21mo compleanno infine per Rinus VeeKay, 11mo nel secondo gruppo del Q1, che sconterà anche sei posizioni in griglia per aver cambiato il motore prima di questa gara.

Relativamente alle due new entry della serie, penultimo tempo in pista nel primo gruppo del primo round per il deb Callum Ilott – che, come riportato ieri nell’update della preview , concluderà la stagione con la vettura del Juncos Hollinger –  ma ottima prestazione invece per Oliver Askew, che domani partirà in P9 con la terza vettura del Rahal letterman Lanigan.

9-11

Ovviamente la serie ha dedicato la giusta attenzione al 9/11, con una celebrazione che ha visto tutti i team schierati in griglia per commemorarne il ventesimo anniversario; diverse vetture inoltre hanno attaccato stickers dedicati.

Il programma odierno proseguirà con un’ultima mezz’ora di prove libere alle 6.15 PM ET. Lo start del Grand Prix of Portland domenica alle 3.30 PM ET. Consueta diretta sui canali a pagamento DAZN a partire dalle 21.00 italiane.

Piero Lonardo

I risultati delle Libere 1

I risultati delle Qualifiche

Foto: IndyCar, CGR

2019_start

IndyCar – Ilott, primi giri a Indy in vista di Portland. A Long Beach torna Kimball

Nel fine settimana ritorna l’IndyCar Series con il Grand Prix of Portland. La gara, che apre il trittico finale ad Ovest del 2021, ritorna nella schedule dopo la cancellazione dello scorso anno.

A cercare di succedere a Takuma Sato e Will Power, vincitori delle due ultime edizioni dopo il “buco” nel periodo 2008-2017, uno schieramento di 27 piloti, rinvigorito, come già riportato su queste pagine, dalla presenza di Callum Ilott ed Oliver Askew.

Ilott

La giovane promessa della FDA ha già mosso i primi giri sul tracciato interno dell’IMS per la soddisfazione del patron Ricardo Juncos; purtroppo peró Ilott difficlmente sarà, al contrario del Floridiano – accasatosi forse già anche per la prossima stagione sulla terza macchina del RLL – della partita per l’intera trasferta ad Ovest della serie.

UPDATE: Callum Ilott prenderà parte all’intera trasferta ad Ovest col Juncos Hollinger. L’annuncio all’immediata vigilia del weekend di Portland.

Possibile infatti che l’Alfa Romeo Orlen, impegnata nel weekend a Monza, desideri impiegare l’inglesino, reserve driver designato, nelle prossime trasferte della F1, qualora perdurasse l’assenza di Kimi Raikkonen.

Tornando al campionato, sebbene ci siano in palio ancora 159 punti complessivamente, ad Alex Palou non sono permessi ulteriori passi falsi dopo i due ritiri consecutivi di Indianapolis (Big Machine GP) e Gateway; al contrario, il leader Pato O’Ward, al debutto in gara sulla pista dell’Oregon, avrà il suo daffare a mantenere il risicato vantaggio di 10 punti sulla concorrenza.

Nelle posizioni di immediato rincalzo Josef Newgarden, ricaricato dopo il successo ferragostano, incalza sempre più da presso i due contender mentre invece Scott Dixon sembra avere perso, come il teammate catalano, un po’ di momentum, specie in qualifica, ma mai dare per vinto il sei volte campione.

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Nell’ambito del gran finale ad Ovest ci sarà spazio anche per Charlie Kimball. Il veterano, 156 presenze in 10 anni, sfortunato protagonista nelle qualifiche dell’ultima Indy 500, tornerà al volante per la terza volta quest’anno nel Grand Prix of Long Beach del 26 settembre con la terza vettura di AJ Foyt.

L’azione in pista a Portland inizierà alle 12.00 PM ET di sabato 11 settembre con le prime libere; a seguire le qualifiche, a partire dalle 3.15 PM ET, pari alle 21.15 italiane, mentre la gara, della durata di 110 giri, partirà alle 3.30 PM ET, vale a dire alle 21.30 italiane, di domenica 12. Per l’Italia, prevista come sempre la diretta a pagamento su DAZN di qualifiche e gara.

Lindh

Nel weekend tornerà anche l’Indy Lights, con un paio di novità: Rasmus Lindh si è accasato con lo Juncos Hollinger Racing fino al termine della stagione. Per lo svedese si tratta di un gradito ritorno col team del patron argentino, col quale ha sfiorato il titolo della Indy Pro 2000 nel 2019 dopo essersi laureato vicecampione l’anno prima nella USF2000. Quest’anno la giovane promessa svedese è stato impegnato con la Ligier LM P3 del Performance Tech nella serie IMSA.

Sulaiman

Cambio pilota, al momento solo per per Portland, in seno all’HMD Motorsports, dove Nikita Lastochkin lascerà il posto nel prossimo weekend al messicano Manuel Sulaimán sulla IL-15 #59. Sulaimán è uno degli attuali protagonisti nella IndyPro, dove ha conquistato tre vittorie e quattro podi nelle due stagioni disputate con DEForce Racing e Juncos.

Piero Lonardo

L’entry list di Portland

Foto: IndyCar, Juncos Racing, HMD

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IndyCar – Ad Ovest con le novità Ilott ed Askew

Sempre più variegata la schedule di Callum Ilott: dopo le “escursioni” nel mondo dell’endurance, coronate dal podio in GTE-Am con Iron Lynx all’ultima 24 ore di Le Mans, la giovane promessa della FDA si affaccia all’IndyCar con Juncos Hollinger.

Il vicecampione in carica della F2, nonchè pilota di riserva Alfa Romeo e test driver Ferrari in F1, guiderà infatti la DW12-Chevy del patron argentino al Portland International Raceway. Ilott si è già presentato per il sedile della #77 in quel di Speedway e ha sostenuto le opportune visite mediche dello staff IndyCar per poter essere in pista nel weekend dell’11-12 settembre prossimo.

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Un’altra novità per Portland è quella di Oliver Askew, che salirà sul sedile della terza vettura del Rahal Letterman Lanigan per le tre restanti gare della serie.

Askew, campione Indy Lights 2019 e prima ancora un USF2000 nel 2017, dopo la stagione di esordio con McLaren, quest’anno ha disputato due gare in sostituzione degli infortunati Felix Rosenqvist e Rinus VeeKay con Arrow McLaren SP e Ed Carpenter Racing rispettivamente.

Per Askew, che ha già provato di recente la vettura del team, l’opportunità di accasarsi con RLL nella prossima stagione, al fianco di Grahal Rahal ed assai probabilmente Javk Harvey, che dovrebbe sostituire il due volte vincitore della Indy 500 Takuma Sato. Ricordiamo che sulla terza vettura del team quest’anno sono saliti anche Santino Ferrucci, in cinque occasioni, e più recentemente Christian Lundgaard.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Jimmie Johnson prova l’ovale. Grosjean verso Andretti. La serie torna su Sky nel 2022

Era da tempo che Jimmie Johnson aveva manifestato la volontà di provare le Dallara IndyCar su ovale, lui che è stato sette volte campione NASCAR, e finalmente il primo shakedown si è svolto ieri al Texas Motor Speedway.

Alla presenza di Scott Dixon, Tony Kanaan – che gli hanno “sgrossato” la vettura al levar del sole – e Dario Franchitti, JJ ha potuto saggiare il potenziale della DW12, sotto la supervisione dei “tre saggi” (11 titoli e 5 Indy 500 complessive) del Team Ganassi.

“L’ovale, nel modo in cui attacchi la pista, è molto simile a quanto facevo in NASCAR – ha affermato JJ ad un noto media USA – anche se gli strumenti che usiamo sono leggermente differenti ed il passo gara della macchina è un po’ più elevato.” C’è molto da fare da parte mia sul modo di vedere la pista, gestire le velocità e anche la forza-G laterale che sono molto più elevate rispetto a quanto ero abituato.”

Johnson, che ricordiamo ha sottoscritto un contratto fino al 2022 per correre i soli stradali e cittadini dell’IndyCar Series, ha poi così terminato “Oggi è stato il mio vero primo passo verso la Indy 500 e correre sugli ovali. Ho bisogno di lavorare sulle cose che mi servono a farmi sentire a mio agio sulla macchina, e serviranno altre sessioni prima che io prenda una decisione, compreso anche parlare con la mia famiglia con Chip e con i nostri sponsor. Ci sono da muovere ancora molti pezzi…”

Nel frattempo, il mercato IndyCar, in attesa delle tre gare finali, sulle quali rischiano di abbattersi le potenziali nuove misure restrittive al vaglio nell’Ovest del Paese dopo le nuove impennate nei casi di COVID, prosegue attivamente.

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Si attende infatti ormai solo la conferma ufficiale del passaggio di Romain Grosjean al team Andretti. L’ex-F1 sarebbe atteso al volante della macchina #28 che è stata per anni di Ryan Hunter-Reay, che lascerà il team dopo ben 12 stagioni coronate da 15 vittorie, tra cui la Indy 500 nel 2014, ed il titolo 2012.

L’ultima notizia odierna, e che interessa da vicino gli appassionati italiani della serie è arrivata ieri in tarda serata: SkySport tornerà a trasmettere le gare della serie a partire dalla prossima stagione.

Il balletto del palinsesto sportivo delle pay-tv nostrane ne prevede infatti il passaggio da DAZN, che se n’è occupata nelle ultime due stagioni con qualità altalenante.

Avendo saggiato nel corso degli anni il livello di conoscenza tecnica della serie da parte dell’attuale squadra dei commentatori di Sky in tema motoristico, sono ammessi gli scongiuri. Se volete comunque, cari amici di Sky, siamo qui…

Piero Lonardo

Foto:IndyCar

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IndyCar – Nasce lo Juncos Hollinger Racing!

La nuova era IndyCar gestita da Roger Penske inizia a dare i suoi frutti, e Ricardo Juncos si appresta a ritornare ai nastri di partenza della serie con la nuova denominazione Juncos Hollinger Racing.

Sarà Brad Hollinger, ex-azionista Williams F1, a dare nuova linfa alla squadra del vulcanico manager argentino, protagonista fin qui soprattutto nelle serie propedeutiche della Road to Indy, in un’operazione simile a quella condotta tre anni fa da Michael Shank con Jim Meyer. L’obiettivo consiste in una partecipazione full-time nel 2022, anticipata dalle ultime tre gare della stagione in corso.

I due si sono frequentati sin dalla Indy 500 del 2017, la prima del Team Juncos, ed il rapporto si è consolidato negli anni successivi fino all’annuncio odierno.

“Esco da poco dal mondo della Formula Uno, che ha un’audience internazionale, ma che al tempo stesso vede una partecipazione limitata negli Stati Uniti – ha commentato Hollinger - La mia visione dell’IndyCar Series, alla luce della limitata esposizione della F1, è che esistono significative opportunità di crescita, e queste premesse mi hanno spinto a cercare una squadra con una combinazione di acume ingegneristico, una cultura dell’eccellenza e un record di successi.”

“Con la giusta infusione di fondi per ottenere il migliore equipaggiamento e talento, lo Juncos è un team destinato ad essere competitivo nell’IndyCar Series. In più – ha terminato Hollinger - la serie è nata in America e possiede già un significativo bacino di spettatori ma anche ulteriori enormi potenzialità di crescita. Le gare sono competitive ed eccitanti e creano un’esperienza visiva che può attrarre sia marchi nazionali che internazionali. In più, mai come ora, tutti i maggiori network televisivi stanno cercando eventi sportivi live.”

L’opportunità è stata resa possibile anche grazie alla garanzia di stabilità implicita nel nuovo management dell’IMS e della serie a cura di Roger Penske.

Attendiamo quindi di rivedere i colori del team Juncos in pista a partire dal 12 settembre prossimo a Portland. La monoposto sarà spinta da un motore Chevrolet ed il pilota designato (anche se potrebbero alternarsene diversi nei due restanti round di Laguna Seca e Long Beach) sarà reso noto a breve.

Ricordiamo che il team Juncos ha disputato fin qui 16 gare nell’IndyCar Series tra il 2017 ed il 2019, comprese quattro apparizioni totali alla Indy 500, la più famosa delle quali sicuramente quella del 2019, culminata con la clamorosa esclusione di Fernando Alonso ad opera di Kyle Kaiser, mentre nelle serie propedeutiche ha conquistato due titoli Indy Lights e ben cinque campionati Indy Pro 2000/Pro Mazda nel corso di 12 stagioni.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar

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IndyCar – Il Top Gun Racing si presenta

La 105ma Indy 500 si arricchisce di una nuova protagonista nelle fattezze del Top Gun Racing. La nuova compagine nasce dalla partnership tra Bill Throckmorton e Gary Trout, col primo a seguire le orme di famiglia del Grant King Racing che schierò vetture dal 1970 al 1983.

La squadra, che non si avvarrà di alcuna partnership tecnica esterna, al contrario di altri nuovi effort quali Paretta e Meyer Shank Racing, avrebbe dovuto debuttare già lo scorso anno, ma l’assenza di pubblico causa COVID ha consigliato di attendere l’edizione 2021 per poi puntare addirittura ad una partecipazione full-time all’IndyCar Series nel 2022.

Tutto ciò sicuramente grazie ad uno sponsor importante – non ancora noto – che dovrebbe fare il proprio ritorno sulle piste dopo una quarantina d’anni, e che ha permesso ai due owner di acquistare due nuovi telai Dallara e di firmare un accordo per la fornitura del motore, che pare sia (anche se qui manca la conferma ufficiale) uno Chevrolet.

TopGun

Il Top Gun Racing ha effettuato il primo outing ieri presso il World Wide Technology Raceway, con i colori mutuati dalla famosa Colt “Johnny Lightning” vincitrice con Al Unser nel 1970. Alla guida RC Enerson, che oltre alla prossima Indy 500 dovrebbe rimanere il pilota titolare anche nella prossima stagione.

Enerson, quattro apparizioni in Indycar tra il 2018 ed il 2019, porterà a 36 i piloti impegnati a qualificarsi sull’ovale dell’Indiana; 36 è anche il numero massimo di propulsori (18 Honda ed altrettanti Chevrolet) garantiti dalle due case impegnate.

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Frattanto è stata presentata oggi all’IMS la Pace-car che guiderà lo schieramento dei partenti della 105ma Indy 500, la Chevrolet Corvette Stingray Convertible in color Arctic White. La Stingray, che sarà la 18ma Corvette impegnata ad Indy, sarà anche la prima decappottabile utilizzata a tale scopo dal 2008.

Piero Lonardo

Foto: Top Gun Racing, IndyCar