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IndyCar – Hunter-Reay e Daly con DRR e Cusick alla Indy 500. Positivi test ibridi a Homestead

Svelata oggi la line-up del Dreyer & Reinbold per la prossima Indy 500: saranno Ryan Hunter-Reay e Conor Daly a porta in pista nel Greatest spectacle in racing le due DW12-Chevy del team di Carmel.

Il popolare “Captain America” proviene da una stagione parziale all’Ed Carpenter Racing in cui ha sostituito proprio Daly, ed è alla seconda apparizione di fila alla Indy 500, che vinse nel 2014, col team. Lo scorso anno Hunter-Reay si qualificò senza problemi col 18mo tempo, rimontando sino all’11ma piazza finale.

Per Daly, che ad Indianapolis ha sempre trovato motivazioni speciali, terminando per tre volte in top ten in undici partecipazioni nonostante monoposto spesso non all’altezza (memorabile il ritiro del 2015 nei giri di formazione), si tratta invece della prima esperienza con la squadra, che per l’occasione si è associata al Cusick Motorsports.

Niente da fare purtroppo per Stefan Wilson, da sempre legato alla realtà di Don Cusick, sostanzialmente per carenza di motori disponibili, che hanno impedito alla compagine di presentarsi in autonomia come negli ultimi tre anni.

Frattanto la serie ha completato i test delle nuove unità ibride sul tracciato di Homestead. Tra lunedí e mercoledí scorso, le quattro monoposto presenti, in rappresentanza di Penske e Arrow McLaren per Chevrolet e Ganassi e Andretti per Honda, ed i dieci piloti che si sono alternati alla guida, hanno percorso 1446 giri complessivi senza problemi di sorta e segnando tempi di rilievo.

Un buon auspicio quindi per il nuovo corso delle serie, che ricordiamo prenderà il via il 10 marzo a St.Petersburg, anche se la componente ibrida verrà attivata solo dopo la Indy 500, a Detroit.

Piero Lonardo

Foto: Dreyer & Reinbold

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IndyCar – Cosa comporta Andretti fuori dalla F1?

Non siamo soliti prendere in esame le vicende della F1, ma stavolta ci sta.. Molto si è letto da ieri sera per la decisione della FOM (Formula One Management) di non ammettere il progetto Andretti F1 al campionato, ma cosa significa per l’IndyCar Series?

Innanzi tutto bisogna puntualizzare che Michael Andretti ora gestisce un impero, l’Andretti Global, con interessi che non risiedono solo in IndyCar, dove quest’anno schiererà tre vetture, una in meno degli anni passati, ma spazia praticamente in tutti i campi del motorsport esclusa la NASCAR: IMSA, Formula E, Extreme E, Indy NXT, SuperCars e anche la SuperCopa messicana.

In alcuni casi Andretti è entrato in società con realtà consolidate quali Wayne Taylor Racing e Walkinshaw, ed ha stabilito partnership con alcuni dei più importanti costruttori quali Honda, BMW, Ford, Porsche. L’ultima di questi è proprio GM – la concorrente di Honda in IndyCar peraltro – che mediante il marchio Cadillac ha appoggiato fin dall’inizio la candidatura di Andretti in F1, candidatura validata dalla FIA mediante il noto processo di selezione nei mesi scorsi.

Andretti ha in costruzione una nuova sede di ben 53.000 mq a Fishers, Indiana, che dovrebbe dare lavoro a circa 500 unità nei prossimi anni, e per entrare nella “torta” della F1, oltre agli esorbitanti costi di iscrizione, avrebbe dovuto liquidare qualcosa come 200 milioni di $ agli altri team per compensare i mancati dividendi derivanti dal dover spartire “la torta” in 11 anzichè in 10.

Alla luce di ciò, oltre alle conseguenze del rifiuto attuale, e senza voler tenere conto dei problemi di immagine correlati, anche l’eventuale ingresso di Andretti/GM al 2028, come ipotizzato dalla FOM, comporterebbe una sostanziale ridefinizione dei piani di Andretti, anche e soprattutto dal punto di vista economico.

Difficile ad ora comprendere e appieno cosa voglia dire ció a breve ed in termini pratici per Andretti Global, ma probabilmente l’IndyCar Series sarà la meno impattata da questa decisione, vantando un programma consolidato. Sicuramente invece Colton Herta, destinato a diventare il portacolori di questo nuovo effort tutto made in USA, vede di molto ridotte le proprie speranze di traguardare l’ingresso nella massima serie, visto che nel 2028, sempre che Andretti e Cadillac decidano di voler proseguire su questo percorso, avrà 27 anni.

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Se conosciamo bene lo spirito della famiglia però, crediamo che Michael Andretti volgerà immediatamente lo sguardo oltre, magari verso quella Le Mans che il partner Wayne Taylor attendeva trepidamente già lo scorso anno e che ora, con la recente affiliazione di HPD in Honda Racing Corporation col ramo USA, potrebbe concretizzarsi a breve, alla faccia della F1 e di chi lo ha ritenuto “non all’altezza”.

Piero Lonardo

Foto: NTT IndyCar Series, Piero Lonardo

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IndyCar – Marco Andretti ci sarà alla Indy 500. Herta svetta nei test di Homestead

Marco Andretti sarà nuovamente al via della Indy 500 il prossimo maggio; questa volta l’effort del figlio e nipote d’arte parlerà un po’ di italiano grazie alla filiale USA dello sponsor MAPEI. L’azienda fungerà anche da sponsor principale per tutta la stagione della vettura #27 di Kyle Kirkwood.

Oltre alla pole position del 2020, nelle sue fin qui 18 apparizioni Marco Andretti ha sfiorato la vittoria da rookie nell’ormai lontano 2006, conquistando altre quattro top five nel 2008, 2010, 2013 e 2014.

Frattanto a Homestead si è approfittato della breve pausa dalle operazioni nella vicina Daytona per un’estensiva sessione di test in vista del season opener di St.Petersburg. Lunedì la palma del migliore è andata a Felix Rosenqvist: il neoacquisto del Meyer Shank Racing ha fissato i cronometri sull’1.11.244, precedendo il connazionale Marcus Ericsson, ora all’Andretti Global ed il campione in carica Alex Palou.

Nel secondo giorno è stato invece Colton Herta a limare il best crono con 1.11.182, davanti al sei volte campione Scott Dixon e a Pato O’Ward con la migliore delle McLaren. Presente in entrambi i giorni Jack Harvey, invitato sulla vettura del Dale Coyne Racing. Il pilota britannico è tra i maggiori indiziati uno dei due soli sedili full-season ancora vacanti.

I test, che sono stati condotti con ERS disattivato ma già con i nuovi componenti leggeri destinati a compensare il maggior peso dell’unità di recupero energia, proseguiranno anche nella giornata odierna ma in forma ridotta, dato che molti tra meccanici e piloti saranno nuovamente impegnati nella preparazione del season opener IMSA. Lunedì prossimo invece si proseguirà con le simulazioni in pista, ma questa volta con l’ibrido on.

Frattanto Simon Pagenaud con un comunicato ha reso note le sue attuali condizioni. Il campione 2016, vittima di un pauroso incidente a Mid-Ohio lo scorso luglio a Mid-Ohio, ha fatto sapere che “si sta concentrando per tornare al 100% in salute”, facendo continui progressi insieme al team medico che lo sta seguendo.

“Non so ancora - prosegue il pilota transalpino - se tornerò al volante nel 2014, nè se sono pronto a farlo. Ma voglio prenderla con calma per essere sicuro che quando tornerò, sarò di nuovo al meglio.”

Ricordiamo che Pagenaud, insieme alla prima parte di stagione IndyCar, lo scorso anno è ritornato a Le Mans dopo 12 anni con l’Oreca LM P2 di Cool Racing, e prima ancora ha riportato il secondo trionfo consecutivo alla Rolex24 at Daytona col Meyer Shank Racing.

Piero Lonardo

Foto: Andretti Global

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IndyCar – RC Enerson pronto alla sua terza Indy 500. Pratt Miller e Prema alla finestra per il 2025

RC Enerson sarà della partita alla prossima Indy 500. Il 26enne floridiano ha infatti annunciato ieri ai media che guiderà nuovamente la DW12-Chevy #50 gestita da Abel Motorsports. Si tratta del terzo outing sul catino dell’Indiana dopo il primo tentativo del 2021 con la sfortunata avventura del Top Gun Racing, mentre lo scorso anno Enerson riuscì inaspettatamente ad evitare anche la tagliola del Bump Day, partendo dalla 28ma piazzola. Poca fortuna invece in gara, dove è stato costretto ad abbandonare dopo 75 giri per un problema tecnico.

Il pilota ha così commentato: “L’obiettivo era ritornare. Ci siamo divertiti così tanto lo scorso anno e penso che abbiamo avuto un’ottima performance per essere una nuova squadra. Il fatto di non dovermi preparare per la domenica (per il Bump day) è stato grande. Sarebbe stato bello doversi preparare per la pole, ma il nostro obiettivo era partecipare allo show. E siamo stati in grado di farlo anche se tutti ci davano per esclusi. E’ stata sicuramente un’enorme curva di apprendimento e l’obiettivo di quest’anno è quello di essere ancora più preparati.”

Riguardo infine al futuro: “L’obiettivo era di correre la 500 Miglia quest’anno e poi aspettare il 2025 e valutare quali sono le possibilità.”

Oltre ad Abel Motorsports nelle ultime settimane sono emerse altre due realtà di maggiore spessore che stanno valutando l’ingresso nell’IndyCar Series, e una ci tocca da vicino. Si tratta di Pratt Miller e Prema

La realtà del Michigan, nota per l’ultraventennale ìmpegno con le Corvette nei campionati endurance, è già coinvolta, sempre col gruppo GM, nella gestione delle unità attualmente in uso nella serie, e secondo un noto media statunitense avrebbe ricevuto contatti per esporsi in prima persona a partire già dalla prossima stagione.

Percorso simile, ma forse ancor più concreto, anche per Prema, che all’inizio del suo quinto decennio di attività può già vantare nel paddock IndyCar un paio di piloti che hanno vestito le casacche tricolori in precedenza quali Marcus Armstrong e Felix Rosenqvist. La squadra veneta si starebbe seriamente attrezzando per schierarsi a tempo pieno nel 2025 e avrebbe anche già ingaggiato una figura di spicco in loco per coordinare le operazioni, a riprova della crescita di interesse globale nei confronti della serie americana, che prenderà nuovamente il via il 10 marzo a St.Petersburg.

Piero Lonardo

Foto: NTT IndyCar Series

Ferrucci

IndyCar – Foyt conferma Ferrucci, Pedersen out. Nuovo accordo con iRacing

Santino Ferrucci torna per la seconda stagione al team Foyt. Il 25enne del Connecticut guiderà la DW12-Chevy #14, che nel corso dell’IndyCar Series 2023 ha portato al terzo posto alla Indy 500.

Rimane definitivamente fuori dai giochi del team texano quindi Benjamin Pedersen, che lo scorso anno ha condotto, a dire il vero con ben poco profitto, la vettura contraddistinta dal numero 55. Il pilota danese ha fatto sapere di avere ancora due anni di contratto ma il team principal Larry Foyt ha reso noto che il contratto è scaduto secondo termini. Vedremo se seguiranno ripercussioni legali tra le due parti.

Restano quindi liberi solamente due potenziali sedili full-season, entrambi al Dale Coyne Racing, che lo scorso anno schierò Sting Ray Robb e David Malukas, entrambi nel frattempo accasatisi altrove, il 22enne statunitense proprio al team Foyt mentre il nativo di Chicago addirittura in McLaren.

Nuovo accordo infine anche tra Penske Entertainment ed iRacing per l’utilizzo del marchio nelle simulazioni online. La notizia, di per sé non eclatante, dato che si tratta del rinnovo di un rapporto più che decennale, acquista rilievo solamente in virtù della recente chiusura della partnership con Motorsport Games per la realizzazione di un videogame legato all’IndyCar; la serie starebbe comunque continuando a cercare un partner per lo sviluppo di questo specifico prodotto.

Piero Lonardo

Foto: Team Foyt

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IndyCar – Sting Ray Robb si accasa con Foyt

Un altro dei pochi sedili ancora liberi nell’IndyCar Series è stato assegnato poco fa a Sting Ray Robb, che passa al team Foyt. Il 22enne nativo dell’Idaho lascia quindi il Dale Coyne Racing, col quale ha disputato la stagione di esordio nella serie, per la DW12-Chevy #41.

Robb, che lo scorso anno ha ottenuto quale miglior risultato solamente il 12mo posto nel season finale di Laguna Seca, vanta una carriera di tutto rispetto nella filiera delle monoposto americane, avendo conquistato il titolo Indy Pro nel 2020 per poi proseguire col secondo posto in Indy Lights nel 2022 alle spalle di Linus Lundqvist grazie ad una vittoria e la bellezza di sette altri podi.

Speriamo che la recente alleanza tra team Foyt e Penske possa portare nuova linfa al team texano, che annuncerà più avanti il pilota della vettura #14, guidata nella scorsa stagione da Santino Ferrucci.

Piero Lonardo

Foto: Team Foyt

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IndyCar – Motori tema caldo. DHL con Palou

Nella lunga off-season dell’IndyCar Series, a mercato ancora una volta virtualmente concluso (mancano solo i “soliti” sedili di Foyt e DCR), di solito risulta difficile trovare argomenti che catalizzino l’attenzione generale sulla massima serie di monoposto americana.

Nelle ultime settimane invece è lievitata la polemica sui motori, soprattutto grazie a Honda, che anche quest’anno è chiamata allo sforzo maggiore, dovendo servire 15 entry full-season contro le 12 della rivale Chevrolet.

Sotto accusa i costi di gestione, che il costruttore nipponico ritiene esagerati rispetto al ritorno in termini di immagine, nonostante i numeri della serie siano in ascesa. In assenza del tanto auspicato terzo partner motoristico, Honda, il cui contratto scade a fine 2026, starebbe meditando di chiudere una collaborazione che risale al 1994.

Una soluzione per ridurre i costi però, almeno secondo quanto emerso da un’intervista rilasciata da Chuck Schifsky, American Honda Motorsports Manager, ad un noto media statunitense, ci sarebbe, e consisterebbe nell’adottare un unico motore termico, da brandizzare eventualmente all’occorrenza col nome del partner motoristico prescelto.

L’operazione, sempre secondo Schifsky, potrebbe essere gestita da Illmor, che già gestisce le unità Chevy ed è in parte di proprietà di Roger Penske. Peraltro questa storica azienda è stata appena nominata quale gestore unico delle unità ibride (ERS), il cui debutto è atteso, al momento, dopo la Indy 500.

Quasi certamente si tratta di un tentativo di forzare la mano al padre padrone dell’IndyCar Series e dell’IMS, affinchè trovi in tempi brevi, se non il fantomatico terzo motorista, perlomeno il modo di suddividere meglio le forze (ed i costi) fra i due partner tecnologici. Nel caso peggiore, non sarebbe la prima volta che la serie si ritroverebbe con un unico motorista, come nel periodo 2006-2011, in cui guardacaso fu proprio Honda a garantire il regolare svolgimento del campionato.

Una novità di rilievo tra le squadre riguarda invece il cambio di sponsor sulle vetture del Team Ganassi. La macchina del campione in carica, Alex Palou, sarà infatti sponsorizzata da DHL, che lascia cosí definitivamente Andretti. American Legion, che è stato il marchio principale apparso quest’anno sulla DW12-Honda #10, è stato invece dirottato sulla #8 di Linus Lundqvist.

Piero Lonardo

Foto: NTT IndyCar Series

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IndyCar – No all’ibrido prima di giugno (e niente videogame)

L’IndyCar Series ritarderà l’introduzione del sistema ibrido sino a dopo la Indy 500. La notizia è stata confermata dalla serie dopo la cancellazione delle sessioni di test previste nel mese di dicembre a Homestead e a Sebring, che avrebbero dovuto vedere all’opera almeno una vettura per team in vista del debutto del 10 marzo a St.Petersburg.

Al momento infatti lo sviluppo è stato condotto solamente dalle quattro squadre privilegiate dai due fornitori di motori: Penske, McLaren, Ganassi e Andretti. Inoltre, si è appreso che le risorse destinate all’introduzione del nuovi motori 2.4 litri verranno dirottate sulla fabbricazione in tempi brevi da parte di Honda e Chevrolet delle unità ERS.

Pare infatti siano stati i ritardi nella consegna di queste unità da parte della Mahle a generare questa girandola di decisioni. La serie, insieme ai costruttori si sta impegnando affinchè l’introduzione di questo sistema, annunciato nel 2019, possa avvenire all’interno della prossima stagione, dove le vetture continueranno a correre con le correnti unità propulsive termiche insieme a particolari aggiornati ed alleggeriti quali aeroscreen, cupolino motore e cambio.

Sfumata inoltre definitivamente nelle ultime settimane anche la possibilità di vedere il videogame legato all’IndyCar. La serie ha infatti rescisso la collaborazione con Motorsport Games, incaricata dal 2021 nello sviluppo della simulazione, che avrebbe dovuto essere rilasciata nel corso del 2023 ma che, ufficialmente a causa di problemi finanziari da parte della società sviluppatrice, era stata fatta slittare al 2024. La serie starebbe ufficialmente vagliando nuove partnership.

Piero Lonardo

Foto: NTT IndyCar Series

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IndyCar – Romain Grosjean è il nuovo pilota del Juncos Hollinger

La notizia era nell’aria da settimane, specie dopo la conferma di Agustin Canapino e soprattutto dopo il divorzio, apparentemente consensuale, con Callum Ilott: Romain Grosjean è il nuovo pilota della DW12-Chevy #77 del Juncos Hollinger Racing.

Il pilota franco-svizzero, all’alba della sua quarta stagione IndyCar, si ritrova quale “prima punta” assoluta del team più emergente del paddock IndyCar, e porta in dote, insieme alla sua esperienza, i sei podi e le due pole position conquistate con il Dale Coyne Racing e con l’Andretti Autosport.

Per Ilott, di fatto scaricato anche a causa dei problemi di convivenza con “El Titan” e con la sua torcida a mercato piloti era già praticamente completato, le prospettive diventano marginali, con solamente il Team Foyt ed il DCR con sedili liberi, atteso che la quarta entry di casa Andretti potrebbe vedere il clamoroso ritorno di Tatiana Calderon mediante una partnership col Paretta Autosport.

Piero Lonardo

Foto: NTT IndyCar Series

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IndyCar – Rasmussen, programma parziale con Ed Carpenter. Vips, opzione ancora valida per RLL

Christian Rasmussen disputerà una stagione parziale presso l’Ed Carpenter Racing, disputando le dodici gare su circuiti stradali e cittadini, più la 108ma Indy 500.

La scolarship destinata al campione in carica Indy NXT, elevata quest’anno dopo il “caso” del 2022 con Linus Lundqvist, si è rivelata nuovamente decisiva e permetterà ad un altro giovane talento di esprimersi sulla monoposto più veloci del pianeta.

A fare da staffetta sugli ovali a bodo della DW12-Chevy #20, ancora una volta patron Ed Carpenter, alla 22ma stagione IndyCar, atteso che ad Indianapolis Rasmussen godrà della terza entry del team al fianco anche di Rinus VeeKay, alla sua quinta stagione nella serie.

Frattanto il Rahal Letterman Lanigan ha fatto presente di non aver terminato i suoi rapporti con Juri Vips. L’estone, che ha disputato le ultime due gare del 2023 per il team, rimarrà nell’orbita della squadra nonostante l’ingaggio full-time di Pietro Fittipaldi, con la possibilità di schierare addirittura una quarta vettura in alcuni eventi. Nel frattempo per il 23enne ex-F2 dovrebbe aprirsi la possibilità di un ingaggio fra le LM P2 del WeatherTech SportsCar Championship.

Piero Lonardo

Foto: NTT IndyCar Series